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Le torri di Procida

Le torri a Procida sono importanti quanto la tradizione marinara, al punto da venire inserite nello stemma comunale.
D'altronde l'isola è situata sulle rotte marinare del medio Tirreno ed è sempre stata esposta a incursioni di "nemici", che siano pirati locali, saraceni o ottomani, per cui le torri di avvistamento hanno sempre rappresentato un primo sistema di difesa per la popolazione.

Lo stemma dell'Isola di Procida

Ma quante sono le torri di Procida? Quante sono state? E quali sono?
Attualmente a Procida si contano 3 torri, tutte ricostruite, almeno parzialmente, ma si hanno notizie e qualche rudere di almeno altre quattro torri di avvistamento.

La Torre di Tabaia a Punta della Lingua fu costruita, probabilmente nel XV secolo, sull'estremità orientale della spiaggia di Sancio Cattolico da dove una scala conduceva alla strada della Vigna attraverso i terrazzamenti verso la Terra Murata. La struttura attualmente è poco più che un rudere e nel tempo è stata soggetto a continue modifiche, ma i pochi resti visibili indicano l'esistenza di un corpo compatto, a base quadrata, allineato con la strada.
La torre Tabaia, dal nome dei proprietari del XIX secolo, fu usata come ricovero e deposito di mercanzie dei pescatori e marinai isolani. In seguito al crollo della scala nel XVIII secolo, ripristinata solo nel '900, la torre fu adattata a residenza abitativa.

Palazzo Merlato Sulla costa settentrionale di Sancio Cattolico, per il diretto contatto visivo con la costa flegrea e il traffico di mercanzie che vi si svolgeva, in corrispondenza della spiaggia denomiata "sotto le Grotte" per le cavità scavate nel tufo, all'inizio del XVI secolo fu costruita una fortezza a ridosso del terrapieno e allineata alle case sviluppate lungo la costa. Non esistono fonti documentarie sulla costruzione e sul nome della fortificazione, conosciuta quindi col nome di Torre della Catena per la vicinanza al Palazzo Catena, il nome assunto nell'800 dal Palazzo Montefusco, conosciuto attualmente col nome di Palazzo Merlato per la presenza della merlatura di coronamento.
La torre della Catena si sviluppava su un corpo isolato a pianta quadrata a due livelli innalzati su un basamento. La facciata interna presentava tre coppie di finestrelle che scandivano i livelli, mentre sulla sinistra un passaggio coperto da una volta immetteva sul cortile e collegava al sentiero interno che portava fino alla strada del Canale.

Molto conosciuta, ed anche la meglio conservata, è la Torre aragonese della Rotonda in contrada Pozzo Vecchio.
La torre del Pozzo Vecchio Si tratta di una torre a base quadrata, di circa 12 metri di lato su tre piani, tra le più alte delle torri di Procida perché situata all'interno dell'isola; non esiste documentazione certa sulla costruzione della torre, ma la sua presenza è menzionata nell'inventario dell'Abbazia di San Michele del 1521.
La fortificazione del Pozzo Vecchio estendeva il controllo sull'intera Starza, sulle Corree in cui era diviso il territorio lungo il versante settentrionale della strada che proveniva dal monastero di Santa Maria del Gesù, oggi Madonna della Libera.

In contatto visivo con il casale turrito del Pozzo Vecchio e dominante le corree del Cottimo, sullo strapiombo roccioso sul mare di punta Ottimo, fu costruita un'alta torre per controllare l'orizzonte oltre la costa di Ischia fino a Ventotene, la Torre al Cottimo.
L'area prendeva il nome dalla forma di retribuzione, a cottimo, corrisposta dai contadini all'abate di Sant'Angelo, proporzionalmente alle derrate agricole prodotte.
La torre, su 3 livelli e sull'altura, appare visibile da buona parte dell'isola, e nonostante i numerosi rimaneggiamenti moderni la struttura difensiva originaria è ben visibile nelle pareti piene su tutti i fronti e le aperture di dimensioni ridotte.

Al centro dell'isola possiamo trovare altre torri successivamente rimaneggiate in edifici fino a farle perdere il carattere originario. Una di queste è la Torre degli Infernali, di cui si dice possa essere stata la residenza isolana di Giovanni Da Procida, il medico e diplomatico consigliere di Federico II di Svevia. Negli ultimi anni del secolo XIX Michele Infernale, da cui il fiabesco nome della torre, vendette il fabbricato che conservava ancora i tratti in pietra della vecchia torre e gli archi ampiamente rimaneggiati lungo la cortina quadrangolare.
La zona attorno alla torre è tuttora denominata dagli isolani come "Sotto la Torre", e l'edificio dovrebbe essere una delle tre torri che compongono lo stemma cittadino.

Su un terrazzamento a ridosso della collinetta del Pennino, sopra le parule della Chiaiolella, venne costruita la Torre della Chiaiolella con funzione di avvistamento sul mare verso Vivara.
Il trasferimento dei monaci domenicani nel nuovo complesso di Terra Murata rese ancora più periferico questo lembo di isola, che successivamente, nei secoli XVII e XVIII divenne territorio di caccia dei Re borboni. Non esistono nell'inventario del 1521 toponimi riferibili alla Chiaiolella, mentre i primi scritti risalgono alla metà del '600 che riportano l'assegnazione di alcuni terreni di Solchiaro ai coloni dell'Università. La torre è stata profondamente rimaneggiata, e la sua fisionomia può immaginarsi nel basamento e nelle pareti cieche sui lati rivolti verso il mare.

La torre di Santa Margherita

Sulla collina di Santa Margherita c'è la torre del cenobio benedettino, risalente probabilmente al XV secolo, di cui abbiamo parlato in un'altra pagina.
La torre faceva parte di un piccolo monastero prima benedettino poi domenicano, costruito nel XI secolo e abbandonato nel 1585 quando i monaci si trasferirono sopra Terra Murata. La torre era in contatto visivo con la torre della Chiaiolella e con la torre degli Infernali, e copriva il versante meridionale dell'isola, con buona visibilità su tutto il golfo di Napoli, da Capo Miseno, alla penisola Sorrentina, all'isola di Capri e fino alla costa meridionale di Ischia.
Acquistata dal commendatore Lezzi nei primi del '900 fu restaurata e ricostruita nei primi anni 50 dal barone Guido Zerilli Marimò, socio delle industrie farmaceutiche Lepetit.




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