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L'Abbazia di San Michele

Dal libro "Procida, isola non isola" (1987) di Filomena Sardella

La Terra Murata, ubicata nel settore nord orientale dell'isola, costituisce un promontorio con quota massima di 92 m., costituito quasi interamente da tufi litoidi a stratificazione oblique. L'immersione degli strati è occidentale e settentrionale, rispettivamente ad ovest e a est di Punta dei Monaci, il che fa supporre che detto promontorio costituisca parte di un antico recinto vulcanico, ormai quasi totalmente distrutto.
Il versante occidentale si estende in direzione N-S dall'estremo orientale del borgo della Corricella a Punta dei Monaci, con quote comprese fra 50 e 60 metri ed angolo di 45° - 55°.
Ad est di Punta dei Monaci la costa diviene decisamente di tipo falesia, ad andamento SW-NE ed esposizione ad SE. Il versante si estende per un fronte a mare di 77 metri circa, e con quote per buona parte superiori ad 80 m. Le costruzioni, fra cui la chiesa Abaziale di S. Michele, al ciglio del costone, versano in condizioni poco rassicuranti.

L'urbanizzazione dell'intera opera di Terra Murata risale ai secoli VI e VII a seguito delle invasioni barbariche. Nella parte meridionale occidentale si trovano fossati artificiali (i fossi), la cosiddetta "taglia delle pietre", la parte settentrionale naturalmente difesa dal costone è chiusa da una porta, il resto è difeso dal costone naturale a picco sul mare.
Il rione di Terra Murata detta anche Castrum Prochytae, o Castello di Procida o S. Michele, fu cinto da mura e batterie tanto da costruire una fortezza, all'incirca nel 1520, ed era chiuso da una porta di ferro fino al 1755, quando il Sindaco Francesco Scotto di Ucci o fece costruire un ponte "per dove andavasi a detta porta".
Vi erano ancora altre due porte: una del Carmine e l'altra detta di Mezzomo. Su di questa (che ancora esisteva nel 1892) c'era il simbolo Giovanni da Procida. Nel XVII XVIII secolo il rione si espanse per le esigenze di crescita demografica.

Il complesso ecclesiastico denominato S. Michele si pone a sud del borgo di Terra Murata, comprende in una comune insula gli edifici attigui; poggia su di un costone che cade a picco sul mare e si inserisce tra due vie confluenti in piazza Guarracino. La chiesa che conserve l'ingresso principale sul lato sud, in via Papere, dal XIX secolo ha aperto un ingresso secondari o su via S. Michele.
Si può supporre (da osservazioni di S. Gregorio Magno) che la prima pieve sorgesse già dal VII secolo. Il Parascandola (1892)* ipotizza che esistesse già nel cinquecento come semplice Cura o Plebania, dipendente da Cuma. I monaci Benedettini vi edificarono, nel XI secolo un Oratorio e ben presto lo ampliarono ed elevarono ad Abazia con la denominazione di San Michele Arcangelo.

Nel 1390 la Badia da regolare passò ad essere secolare; divenne cioè concistoriale, con un Abate Commendatario. Dal 1520 partiti i monaci, la cura delle anime era stata affidata ai preti di Procida. Nel 1560 l'abate commendatario Innico d'Avalos, detto Cardinale d'Aragona completò la ricostruzione della chiesa, e nel 1682 fu costruita, con progetto di Pignarosa Carafa, l'attuale sagrestia. Inoltre la chiesa, che aveva il suo primo nucleo sviluppato solo nella parte più interna della navata laterale (a cornu evangelii) sinistra, subì trasformazioni radicali prolungando il lato orientale (sec. XVIII) e quindi fu creato il transetto e la cupola.

La chiesa, situata sulla collina, domina tutta l'isola ed ha un impianto basilicale a croce latina con tre navate e si propone architettonicamente con la facciata principale a capanna, nel cui vertice è inserito un rosone, mentre più in basso si aprono due finestre, ai lati del portale vi sono al tre due aperture tra due spessori di muri, segno delle diverse vicende costruttive.
La chiesa al suo interno si arricchisce di ben 17 altari, di epoca tra il XVII e il XIX secolo; al centro del cassettonato della navata Luca Giordano dipinse nel 1699 il quadro di S. Michele Arcangelo che con la Spada infuocata difende Procida dall'assalto dei Musulmani. Una statua in argento punzonato del 1727 è conservata su di un altare laterale.
La sagrestia comunica con un terrazzo a picco sul mare. Nel livello inferiore vi sono ambienti a quattro piani sfalsati che ospitavano tre congreghe:
– l'Oratorio dei Bianchi
– la Congrega dei Turchini
– la Congrega della Segreta

L'arciconfraternita dei Bianchi è la più importante, precede le altre due nelle processioni e venne fondata nel 1581 dal Vicario Generale don Girolamo d'Afflitto; ebbe come confratelli personaggi illustri, quali il marchese del Vasto, ed ebbe il privilegio del Confalone da Roma, e di portare in processione la statua di S. Michele. Fu trasferita nella chiesa di S. Giacomo nel 1853.
La Congrega dei Turchini fu istituita nel 1637 sotto il titolo dell'Immacolata, ed occupò il camerome sottoposto alla sagrestia. Si trasferì alla chiesa della Congrega dei Turchini il 28 agosto 1892.
La Congrega di S. Spirito, detta Segreta, sotto il titolo dell'Addolorata, fu istituita dal dottore della Chiesa S. Alfonso Maria dei Liguori nel 1732.

La chiesa da una lettura accurata in pianta, appare stravolta nell'assetto originario dagli ampliamenti del XVII secolo. Infatti la navata sinistra, laddove le tre cappelle di epoca tardo ottocentesca dilatano l'ambiente originario che era in origine l'unico corpo della chiesa dell'oratorio Benedettino (sec. VIII).
Nell'XI secolo iniziarono lavori di ampliamento, con la costruzione della navata centrale e di quella di destra che infatti non corrisponde nell'allineamento delle colonne a quella di sinistra. La facciata principale è dei secoli XI - XII, a capanna, con un rosone inserito nel vertice superiore, mentre più in basso si aprono due finestre; ai lati due aperture di forma circolare. La facciata dell’ingresso principale, insieme alle camere del curato, al camerone in uso come guardaroba che immette sulla loggia prospiciente il mare, alle stanzette dell'archivio del clero, ai locali delle tre confraternite, testimonia la preesistenza del secolo XI.
Nel secolo XVII, dopo un camminamento a solai lignei, si insediano la Biblioteca e a quota ancora inferiore la cappella della congrega dei Bianchi, ricca di scanni lignei con aperture sul costone tufaceo.
È in questo periodo che la chiesa viene arricchita di decorazioni e del cassettonato ligneo con la tela del Giordano, a seguito di lavori di restauro, che secondo il concetto dell'epoca erano lavori di completo rifacimento e adattamento delle precedenti strutture al gusto e alle esigenze contemporanee.

Nel 1836 fu consolidata la cupola. Nel 1856 furono consolidate le fondamenta del lato sinistro della chiesa (lato a mare). Nel 1890, quando la badia passò da secolare a concistoriale furono eseguiti, altri interventi di tipo più consolidativo che restaurativo, quindi fu creata la facciata secondaria con la costruzione del secondo campanile, ed anche il terrazzo cui si accede dalla sagrestia. Nel 1966-67 viene promosso il restauro della facciata principale con l'apertura del rosone. Risalgono a questo intervento, ad opera del Genio Civile, i barbacani di contenimento sul costone tufaceo, per la frana prodottasi su questo versante.

Bibliografia
Parascandola M. - "Cenni storici intorno alla città ed isola di Procida", Napoli, 1892
Parascandola M. - "Procida dalle origini ai tempi nostri", Benevento, 1893
Ferrajoli F. - "Guide di Procida", Napoli, 1950
Cosenza G. - "Gli spazi nell'architettura di Procida", Napoli, 1968
Zazzera S. - "Procida. Storia, tradizioni e immagini", 1984





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