Curiosità
Il Club dei 27
Una coincidenza? Una fatalità?
Una maledizione?
C'è un Club, emblematico, esclusivo, ristretto (ma neanche tanto) e macabro che accomuna molti dei migliori talenti della musica degli ultimi cento e più della storia contemporanea.
È il club degli artisti morti prematuramente e a volte in circostanze misteriose all'età di
27 anni.
Tutto iniziava nel lontano 17 gennaio 1892; a San Paolo del Brasile, il pianista, compositore, direttore d'orchestra,
Alexandre Levy, pioniere assoluto dei suoi tempi per aver esplorato la fusione tra musica classica e folk popolare brasiliano, moriva all'età di soli ventisette anni, dando inizio ad un club davvero selettivo.
Nel 1938 fu il turno di
Robert Jonson, cantautore e chitarrista, tra i grandissimi del blues americano; "Devo correre, il blues cade come grandine, - soleva dire - e il giorno continua a tormentarmi: c'è un mastino infernale sulle mie tracce". Innovatore e precursore della musica Rock, secondo una leggenda avrebbe stretto un patto col diavolo ed in cambio della sua anima avrebbe ricevuto un'abilità soprannaturale nel suonare la chitarra. Morì avvelenato da stricnina, pare tre giorni dopo aver fatto delle avances alla moglie del proprietario di un club in cui aveva suonato.
Nel 1960 muore
Jesse Belvin, cantante e compositore Rhythm & Blues, a Fairhope in Arkansas, per incidente stradale.
Dal 1969 al 1980 ci fu l'esplosione del rock, della sua "vita spericolata", e con esso un serio incremento della mortalità artistica.
Il primo, nel 1969 fu
Brian Jones, il chitarrista e cofondatore dei Rolling Stones, trovato dalla sua ragazza svedese, Anna Wohlin, annegato sul fondo della sua piscina con in corpo un mix di alcool e droghe. La morte di Brian Jones è rimasto uno dei più longevi misteri del rock & roll, e sono ancora in tanti a mettere in dubbio la versione ufficiale dell'accaduto; disse una volta Keith Richards "Non so cosa sia successo, ma c'era in ballo qualche affare sporco".
Il 3 settembre 1970 perse la vita
Alan Wilson, cantautore leader dei Canned Heat, suicidatosi con una overdose di barbiturici.
Il 18 settembre 1970 il patrimonio musicale mondiale perse
Jimi Hendrix, da molti considerato il più celebre e talentuoso chitarrista di sempre. Il chitarrista mancino ispirato da Dio moriva affogato nel proprio vomito causato da un cocktail di alcol e tranquillanti, nella sua residenza londinese del Samarkand Hotel. Insieme alla sua inseparabile Fender Stratocaster, Jimi Hendrix, nonostante la sua breve vita, ha regalato al mondo performance immortali, con un mix di energia, talento e personalità sempre fuori dagli schemi: un artista diventato una leggenda del rock.
Jimi Hendrix
Poche settimane dopo Hendrix, il 4 ottobre 1970
Janis Joplin, una delle voci più sensazionali di tutti i tempi, doveva presentarsi negli studi della Sunset Sound di Hollywood per registrare la traccia vocale di una canzone che diventerà il suo epitaffio: "
Buried alive in the blues".
La Joplin non arrivò mai a quello studio e fu trovata riversa nella sua stanza d'albergo stroncata da un'overdose di eroina. Janis Joplin incarnava lo spirito libero degli anni '60, ma come tanti suoi contemporanei, la linea tra divertimento innocuo e dipendenza pericolosa si è rivelata troppo sottile.
Janis Joplin
Il 3 luglio 1971 moriva un'altra icona del rock,
Jim Morrison, poeta, cantante e leader del gruppo rock dei Doors, il Re Lucertola. Le circostanze della sua morte ancora oggi non sono state chiarite e la teoria più diffusa dai media dell'epoca fu un'overdose da miscuglio di alcol ed eroina. Accanto ai misteri della morte non mancarono le ipotesi di complotto, ovviamente messo in atto dalla CIA. Si perché, quello di Jim Morrison fu il terzo decesso di una rispettabile tripletta comprendente anche quelli di Jimi Hendrix e di Janis Joplin, rispettivamente deceduti dieci e nove mesi prima. Troppo famosi gli scomparsi, soggetti attivi nel fermento post sessantotto, e troppo poco il tempo trascorso tra una morte e l'altra perché venisse evitato l'accostamento alla famigerata Agenzia statunitense. Il culto di Jim Morrison dopo la sua morte crebbe a dismisura, culminando nel 1979 quando Francis Ford Coppola usò
The End per la colonna sonora di
Apocalypse Now.
Jim Morrison
Nel marzo 1972 moriva
Linda Jones, cantante di musica soul e gospel.
Nel 1973 morì
Ron Mc Keman, tastierista fondatore dei Greatful Dead.
Nal 1975 morirono
Dave Alexander, bassista degli Stooges, a causa di una polmonite,
Peter Ham, tastierista e chitarrista dei Badfingers, suicidatosi per problemi finanziari e
Gary Thain, bassista degli Uriah Heep, ucciso da una overdose di eroina.
Nel 1977 fu la volta di
Helmut Kollen, bassista 27enne dei Triumvirat, ucciso dal monossido di carbonio mentre ascoltava una sua registrazione nel garage di casa.
Chirss Bell, compositore, vocalist e chitarrista dei Big Star, perse la vita nel 1978 in un incidente stradale.
Nel 1980 moriva in un incidente stradale
Jacob Killer Miller, cantante del gruppo reggae degli Inner Circle.
Sempre in un incidente perse la vita nel 1985
Dennes Boon, cantante, chitarrista e frontman dei Minutemen.
Nel 1994
Mia Zapata, la cantante del gruppo punk The Gits, fu stuprata e uccisa al ritorno da un concerto.
Nonostante tutti questi 27enni, bisogna aspettare il 1994 per vedere la nascita del
Club 27, a seguito di una intervista alla madre di
Kurt Cobain, leader dei Nirvana, morto suicida con un colpo di fucile il 5 aprile 1994 dopo che pochi giorni prima aveva provato a suicidarsi con una overdose di barbiturici. Il cantante dei Nirvana lasciò una accanto al suo cadavere in cui citava la strofa, inequivocabile, di una vecchia canzone di Neil Young: "It's better to burn out than to fade away", è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente.
Fu facile quindi associare la morte di Cobain alle altre illustri dei primi anni '70 e ritrovare anche tutti gli altri musicisti morti all'età di 27 anni.
Poche settimane dopo il suicidio di Kurt Cobain, la moglie Courtney Love, cantante delle Hole, si trovava ad affrontare un'altra perdita, un'altra musicista 27enne;
Kristeben Pfaff, bassista del gruppo, moriva per overdose di eroina.
Kurt Cobain
Nel 1995 scompare
Ricky James Eduard, chitarrista e paroliere della band gallese dei Manic Street Preaches.
Nel 1997 muore suicida
Eduard Starkov, trombettista, cantante e paroliere della band russa Chimera.
Nel 1999 è il turno di
Ukyo Kamimura, batterista dei Malice Mizer.
Nel 2000 muore il cantante degli Ink & Dagger,
Sean P. Mc Cabe.
Nel 2005 muore di overdose
Bryam Ottoson, chitarrista degli America head charge.
Il 23 luglio del 2011 muore
Amy Winehouse, formidabile cantante inglese, vittima però di frequenti crisi depressive e dedita alle droghe e all'alcol: è stato l'abuso smisurato di alcol a farla morire all'età di 27 anni. Assieme a Duffy e Adele, era considerata una delle esponenti della nuova generazione del soul bianco, della quale è ritenuta la precorritrice. Era profondamente ossessionata dalla sua immagine, come Jimi Hendrix e Kurt Cobain, era diventata prigioniera della sua stessa immagine e come Janis Joplin, il suo compagno era sparito nel momento del bisogno. Così come tutte quelle persone da cui Amy dipendeva e da cui, purtroppo più di una volta, ha finito per essere consumata.
Amy Winehouse
La lista "purtroppo" non è finita.
Nicole Bogner, cantante dei Vision Of Atlantis, è morta nel 2012 dopo aver combattuto uan grave malattia.
L'ultimo in ordine di tempo è il rapper
Fredo Santana, pseudonimo di Derrick D. Coleman, morto nel 2018 per insufficienza renale.
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